L’esposizione si inserisce nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino, e propone la prima esposizione antologica su Gianni Realini (Sorengo, 1943).
Gianni Realini può vantare un percorso artistico molto articolato. Il suo cammino inizia, dopo la formazione in Ticino, con la forte fascinazione parigina e l’incontro dei...
L’esposizione si inserisce nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino, e propone la prima esposizione antologica su Gianni Realini (Sorengo, 1943).
Gianni Realini può vantare un percorso artistico molto articolato. Il suo cammino inizia, dopo la formazione in Ticino, con la forte fascinazione parigina e l’incontro dei grandi maestri; prosegue nel boom economico degli anni Sessanta e poi nei moti del Sessantotto che lo segnano profondamente e lo portano a registrare anche sulla tela la crisi intellettuale di quegli anni. Egli avvicina poi brevemente le modalità espressive della Pop Art e quindi dell’Informale, che declina in maniera molto personale con un’adesione che raggiunge poi l’Espressionismo astratto in cui rimangono però desumibili la figura umana e il paesaggio.
La pittura di Gianni Realini si apre così ad una gestualità più marcata, le sue opere diventano sempre più a grandi dimensioni e importanti; dai colori chiari creati dalle nuance fra il bianco e il grigio si passa ad un cromatismo più pronunciato, senza per questo trascurare i contenuti legati ad una nuova figurazione. La sua ricerca continua anche nell’accentuare l’attenzione verso il cromatismo, i pigmenti marcati nei contrasti, i segni forti e decisi.
Con il finire degli anni Ottanta si registra il passaggio da un Espressionismo astratto sempre più indagato verso l’Action painting di Jackson Pollock e si apre alle riflessioni estetiche di un’arte ambientale. Dopo il viaggio americano sul finire degli anni Novanta, il gesto artistico di Gianni Realini diventa più dichiarato e coinvolgente grazie ad uno stile espressivo molto personale. Nel contempo le sue tele o grandi tavole costituiscono momenti di attese e di compimento, di azione e di sospensione.
Nel colore, applicato con forza e abbondanza, lascia sovente colature che attribuiscono anche un valore temporale all’opera stessa.
Allo Spazio Officina sono esposte – sull’arco cronologico di cinque decenni di attività creativa e di ricerca concettuale – oltre un centinaio di opere, fra grafiche, tele materiche di piccolo e grande formato, realizzazioni plastiche, grafiche e gouache. Ciò che caratterizza particolarmente questa mostra è che per la prima volta viene realizzata una antologica dell’artista ticinese che si apre con la produzione grafica più saliente espressa nelle diverse tecniche - dalla xilografia all’acquaforte (anche con acquarellature estemporanee), dall’acquatinta alla puntasecca, dal monotipo alla litografia -, il tutto di grande livello esecutivo.